All’inizio dello svezzamento non serve preparare due cucine diverse. Scopri come adattare i pasti familiari a misura di bambino, anche con un approccio morbido e flessibile.
Lo svezzamento non deve complicare la vita
Uno dei momenti più attesi (e temuti) dai genitori è l’inizio dello svezzamento.
Arrivano dubbi, ricette, consigli non richiesti, liste di alimenti “da fare” e “da non fare”, e spesso — senza quasi accorgercene — ci ritroviamo a pensare che per settimane dovremo cucinare due pasti separati: uno per il bambino, uno per il resto della famiglia.
Ma la realtà è diversa.
Lo svezzamento non dovrebbe aggiungere stress o moltiplicare le pentole sul fuoco.
Può, al contrario, diventare un’occasione per semplificare, per cucinare con più consapevolezza e per avvicinare gradualmente il bambino al cibo della famiglia.
Rispettare le esigenze della famiglia (e i tempi di tutti)
Ogni famiglia ha i propri ritmi, orari e abitudini.
C’è chi a pranzo non è mai a casa e preferisce che il pasto del bambino resti più semplice, chi trova più serenità nel proporre consistenze morbide e cucchiai, e chi invece ama sperimentare appena possibile con pezzetti, forme e consistenze diverse.
E va bene così.
Non esiste un modo “giusto” di svezzare: esiste il modo giusto per la propria famiglia.
L’importante è che il cibo proposto sia bilanciato, vario e coerente con la fase di sviluppo del bambino.
Il resto — il formato, la consistenza, l’orario, la modalità — può cambiare nel tempo, seguendo la vita reale.
Svezzamento morbido non significa doppia cucina
Anche se si sceglie un approccio morbido o graduale, non è necessario cucinare piatti completamente diversi.
La chiave è ottimizzare quello che già si prepara per la famiglia, adattandolo alle capacità e alla sicurezza del bambino.
Per esempio:
- Le verdure possono essere le stesse per tutti: basta cuocerle in modo semplice e poi schiacciarle, sminuzzarle, tagliarle a stick o in pezzettini o frullarle a seconda della fase.
- I cereali in chicco (riso, farro, orzo, couscous) possono essere proposti anche ai bambini, ben cotti e in quantità adeguata, magari con un filo d’olio o una crema di verdure.
- Le proteine (pesce, carne, legumi, uova) possono essere le stesse, rese “a misura di bambino”: sminuzzate, schiacciate, ridotte in crema o in piccoli pezzetti morbidi.
In questo modo, lo svezzamento non diventa un atto separato, ma un gesto condiviso.
Il bambino mangia con la famiglia, anche se la consistenza è diversa.
E la mamma (o chi cucina) non deve passare le giornate a preparare piatti doppi o pappe speciali.
Il vero senso del pasto condiviso
Parlare di “pasto condiviso” non significa per forza mettere in mano a un bambino un fusillo intero, una polpetta o una crocchetta se non ce la sentiamo, o se non è ancora il momento.
Significa semplicemente condividere il cibo di base: gli stessi ingredienti, lo stesso profumo, la stessa tavola.
La condivisione è un fatto culturale, relazionale e sensoriale, non solo meccanico.
Un bambino può mangiare una crema di lenticchie mentre il genitore mangia lenticchie intere: il gusto è lo stesso, la texture cambia, ma l’esperienza resta comune.
Ottimizzare senza complicare
Un buon modo per iniziare è pensare ai pasti della famiglia in anticipo:
- scegliere 2 o 3 verdure di stagione che piacciono a tutti;
- cuocerne una porzione in più da lasciare da parte per il bambino;
- utilizzare la stessa base per pranzo e cena, magari variando solo il condimento o la presentazione.
Basta poco per semplificare: una zucca cotta al vapore può diventare crema per il bambino e contorno per i genitori; un po’ di riso può servire a entrambi; un filetto di pesce può essere offerto intero o sminuzzato.
Lo svezzamento non è una parentesi, è un’estensione naturale del pasto familiare.
Il valore del percorso personalizzato
Nel percorso “A ognuno il suo svezzamento”, accompagno le famiglie proprio in questa direzione:
verso un approccio personalizzato, flessibile e realistico, che tenga conto non solo dell’età del bambino ma anche dell’organizzazione familiare, dei tempi, delle abitudini e della serenità di chi cucina.
Perché il modo migliore di nutrire un bambino è nutrire anche la famiglia: con semplicità, equilibrio e la libertà di trovare la propria strada.





